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Due chiacchiere con Claudia su “Cagliari al Femminile”

Due chiacchiere con Claudia Rabellino Becce, autrice della guida turistica più glamour degli ultimi tempi “Cagliari al femminile”.

Definirla solo una guida turistica di Cagliari sarebbe riduttivo. E’ vero, ci sono indirizzi, numeri di telefono e contatti utili, orari d’apertura e brevi descrizioni dei monumenti e delle attrazioni da visitare, come in una guida che si rispetti. Ma “Cagliari al femminile” è  molto di più. Non solo perché è stata scritta da una donna – una donna che, tra l’altro, è cagliaritana solo d’adozione – ma perché rispetto a tutte le guide “tradizionali” ha il merito di raccontare una storia, offrendo al lettore/turista un punto di vista personale, ironico e al tempo stesso romantico sulla “città  del sole”.

Via Fossario con i suoi palazzi e la Cattedrale affacciati sul Bastione di Saint Remy e il Caffé¨ degli Spiriti.

“Cagliari al femminile” non è solo la storia di Cagliari osservata da una donna, ma è la storia di Claudia raccontata nel suo rapporto con una città  che l’ha conquistata grazie alla sua ospitalità  e bellezza; un rapporto nutrito giorno per giorno con la voglia di scoprirne l’essenza più profonda ed intima, fino ad esplorarne gli angoli più reconditi.

Il mio lavoro come guida mi porta continuamente a leggere, approfondire e documentarmi per stare al passo con le novità  e i cambiamenti ma, soprattutto, mi porta a conoscere tante persone. Così, da quando mi sono imbattuta nel lavoro di Claudia ho avuto da subito il desiderio di incontrarla. Vedendo il suo libro in bella mostra nelle vetrine del centro, mi ha colpito immediatamente quel taglio al femminile, evidente fin dalla scelta della copertina che raffigura un fenicottero rosa – ormai simbolo di Cagliari – stilizzato come un origami.

Prima di leggerlo, però, avevo l’idea che Claudia si rivolgesse in modo particolare alle donne, offrendo suggerimenti “al femminile” che spaziassero dalla moda allo shopping alle attività  ricreative, culturali ecc. Ma pagina dopo pagina ho capito che quello che stavo leggendo era a tutti gli effetti un racconto, e parlare con lei faccia a faccia, davanti ad un caffé¨ e una spremuta d’arancia, me l’ha confermato.

Claudia è un avvocato originaria di Savona che vive a Cagliari dal 2003 e che ormai considera questa città  come casa sua, come il luogo dove tornare dopo ogni viaggio.

Cosa l’ha spinta a scrivere una guida al femminile su Cagliari? Semplice, il suo amore per la città  e la voglia di contribuire a farla conoscere agli altri, raccontando tutti quegli aspetti che per prima l’hanno conquistata.

“Cagliari al femminile”, non a caso, si apre proprio con le sensazioni che lei racconta di aver provato nel suo primo impatto con il capoluogo sardo avvenuto nel luglio del 2003. In poche righe descrive l’atmosfera lenta e rilassata delle lunghe serate estive che si respira lungo il Largo Carlo Felice, i portici di Via Roma e i vicoli della Marina.

“In quel momento è iniziata la mia storia d’amore con la città. una storia d’amore fatta a volte di conflitti, incomprensioni ed allontanamenti, ma con un’unica consapevolezza: questo è il posto dove, dopo ogni girovagare, tornare a casa.”

Quanta verità in questa frase! Difficile non immedesimarsi in queste parole, perché Cagliari è così. Ti seduce, ti conforta, ma a volte ti delude e ti respinge. E’ il luogo nel quale tutti vorrebbero vivere, ma a volte ti fa così arrabbiare che vuoi lasciarla e andare via. Eppure al tempo stesso la sua mancanza è così forte da tormentarti e farti sentire di colpo un’enorme nostalgia.

Via Santa Croce, con i suoi caffé e i tavolini all’aperto in una sera di Ottobre.

Perché amo questo libro? Per quello che riesce a trasmettere. Credo che se qualcuno lo acquistasse prima di partire, resterebbe immediatamente colpito dalla cittá  pur senza esserci ancora stato.  Le descrizioni dei luoghi, lontane dai tecnicismi da manuale, risultano fresche e vive come piccole istantanee capaci di coglierne l’essenza più intima e vera.

Ma non solo. Nel suo racconto su Cagliari Claudia ha colto con grande spirito di osservazione una miriade di aspetti che spesso noi cagliaritani diamo per scontati, sopraffatti dall’abitudine. Qualche esempio? La divertentissima parentesi delle espressioni dialettali riassunte in un vero e proprio glossario base, per sentirsi un cagliaritano (quasi) vero o ancora le profonde differenze tra i quartieri storici, fino ad arrivare alle abitudini ormai radicate nel “codice” cagliaritano e che, tempo addietro, erano state evidenziate da un’altra donna che amò Cagliari: Grazia Deledda.

Esiste un solo cagliaritano che non vada al Poetto anche d’inverno? O che non abbia mangiato almeno una volta nella vita il panino dei “caddozzi”? O che non si dia appuntamento al Bastione, senza sentire il bisogno di specificare se si tratta del Bastione di Santa Croce o di Saint Remy? Sicuramente no!

Cogliere questi aspetti e raccontarli in maniera semplice ed irriverente, calandosi a pieno in una realtá adottiva e superando il pregiudizio e la paura fino ad arrivare a sentirsene parte, è l’aspetto che, personalmente, ho preferito di questo libro.

Ad arricchire i racconti le belle fotografie di Anna De Lorenzo, anche lei avvocato, e cagliaritana doc. Infine, menzione speciale al curioso approfondimento sulle donne che hanno avuto una relazione importante con la città  di Cagliari, da Grazia Deledda a Maria Lai, da Nereide RudasDonatella Soro, passando per Rossella Oppes e Valeria Mangiarotti.


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