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Guide turistiche e turismo dopo il Covid-19. Quali scenari ci attendono?

Marzo è stato un mese di cambiamenti, sconvolgimenti, paure ed incertezze, ma anche di profonde e attente riflessioni. Ho dedicato il mio tempo di guida turistica – prima interamente impegnato tra sopralluoghi, mappature, escursioni e interazioni umane – a pensare attentamente e interrogarmi sull’imminente possibile futuro.

Ho letto tanti articoli molto utili (eccone alcuni che ritengo particolarmente interessanti: Il turismo post Coronavirus: sarà il boom delle piccole destinazioni? e Coronavirus: quali le conseguenze per il Turismo in Italia? ) e ho cominciato a farmi un’idea più chiara di come la situazione che stiamo vivendo possa influire sul futuro delle destinazioni turistiche e, di conseguenza, sul mio lavoro.

Partendo dalle chiavi di lettura proposte in questi articoli, ho cominciato a scavare più a fondo, chiedendomi come potrebbe essere il lavoro delle guide turistiche dopo il Coronavirus.

Quale sarà il nostro futuro e il futuro dei nostri territori? In uno scenario prossimo in cui, verosimilmente, non solo si smetterà di viaggiare nelle lunghe distanze, ma si cambierà il modo stesso di approcciarsi al turismo, come saranno i turisti? Cosa si aspetteranno dal mercato e in che maniera il settore “tour & activities” – in crescita esponenziale nel 2019 – potrà ancora rappresentare un trend positivo nel turismo delle destinazioni?

La situazione attuale

Solo in Italia e in poco più di un mese il Coronavirus ha messo in ginocchio il nostro sistema turistico che contribuisce circa al 13% del PIL nazionale; e quella delle guide è una tra le categorie più penalizzate dall’epidemia. Parliamo di circa 20.000 persone tra lavoratori autonomi e a contratto, che stanno subendo un drastico calo di lavoro, con cancellazioni continue di tour e visite guidate.

Personalmente nell’ultimo mese e mezzo ho aggiornato e riaggiornato l’agenda un sacco di volte, e volta dopo volta ho pensato: quando finirà?

Quindi, dopo attente riflessioni, nutrite di confronti con colleghi, notti in bianco e letture interessanti, sono giunta a queste conclusioni.

1. Local tourism is the new black!

La prima tra le mie conclusioni, anche se molto banale, è che sicuramente i nuovi viaggiatori saranno i cosiddetti “locals”, ovvero i residenti che alimentano il nostro turismo interno. La Sardegna gode già di un’alta incidenza per quanto riguarda il turismo interno. Questo dato potrebbe addirittuta rafforzarsi dopo la drastica battuta d’arresto del Covid-19. I vari decreti nazionali che si sono susseguiti per tutto il mese di Marzo hanno richiesto a tutti noi sacrifici importanti per il bene e la salute pubblica. Per molte persone abituate ad uscire quotidianamente per lavoro, studio o svago, questo lock down ha messo a dura prova la capacità di ciascuno di resistere e adattarsi al cambiamento. Ci siamo sentiti improvvisamente privati di una cosa che eravamo abituati a dare per scontata, la nostra libertà, che in altre parole significa sentirsi privati dell’aria. È vero, molti di noi stanno vivendo una quarantena tranquilla, tra smartworking, relax, letture e ricette. Ma è anche vero che non tutti abbiamo bisogno di un abbonamento a Netflix o un buon libro per rilassarci e sentirci bene. Molti di noi hanno bisogno di camminare nella natura, passeggiare per la strada, scattare una foto, guardare un panorama o visitare un museo. Ma anche socializzare. In altre parole vivere esperienze.

L’emergenza Covid-19 ha coinvolto tutto il mondo, palesando la fragilità di una cultura dei viaggi che, pur ricercando autenticità, genuinità e sostenibilità, si poggia su basi economiche e comportamenti decisamente eco-unfriendly.

Le misure restrittive introdotte progressivamente in tutti i Paesi coinvolti nella pandemia hanno ridotto i contagi, ma siamo ancora lontani dal tornare alla normalità. La normalità, a quanto pare, non solo non esisterà più, ma ci porterà ad abituarci ad un modo di vivere relazioni ed esperienze in maniera molto diversa. Ecco perché, anche quando cominceremo a beneficiare degli effetti della riduzione delle restrizioni, il nostro modo di viaggiare sarà comunque condizionato dall’esterno. Magari non si ci si porrà più il dubbio sul “dove vado in vacanza quest’anno? ” e si comincerà a domandarsi “Dove posso andare?”, “Quali destinazioni sono agibili”?

In questo senso si comincerà ad apprezzare, un po’ per necessità e un po’ per obbligo, una destinazione facilmente accessibile, raggiungibile in poco tempo e senza pericolo di concellazioni o annullamenti. Si cominceranno a riscoprire i territori marcatamente identitari, le piccole destinazioni che sono sopravvissute alla crisi e si sono reinventate.

Come guide, quindi, dobbiamo strutturare nuove esperienze di svago che siano capaci di stimolare l’interesse dei nostri ospiti.

2. Piccoli tour per piccoli gruppi

La paura è una condizione che tutti noi viviamo, ma mai come in questo periodo la paura sta condizionando i nostri atteggiamenti. Ci stiamo abituando a fare la fila per entrare in un supermercato in modo da poter tenere una distanza adeguata gli uni dagli altri, alle relazioni a distanza, allo smart working. Quali conseguenze avrà tutto questo nel modo in cui vivremo ed organizzeremo i nostri rapporti sociali al di fuori del nostro nucleo familiare?

Sicuramente i tour e le esperienze che coinvolgono poche persone saranno privilegiati rispetto alle escursioni che prevedono grandi gruppi. Questo potrebbe valere sia nel caso di attività all’aria aperta che all’interno di luoghi chiusi quali chiese, musei o aree archeologiche sotterranee.

Come guide, forse, ci troveremo nella condizione di proporre lo stesso tour in orari e giorni diversi, in modo da poter garantire ai nostri ospiti la partecipazione ad un’attività riservata a poche persone per volta. Questo darà ai clienti la percezione di maggior sicurezza e al tempo stesso ci permetterà di costruire relazioni stabili e durature, basate sulla fiducia reciproca. Se cominceremo a vedere il piccolo gruppo come un’opportunità e non come un limite, non solo avremo modo di conoscere meglio i nostri clienti, ma di creare per loro tour e attività personalizzati che rispondano pienamente alle loro esigenze.

3. Proposte di qualità a prezzi contenuti

Piccoli gruppi, quindi, consentono di costruire e portare avanti nel tempo proposte esclusive e di qualità.

La qualità, infatti, sarà la parola d’ordine che noi guide non potremo mai dimenticarci. Se già prima eravamo abituati a cercarla per offrirla ai nostri ospiti, adesso la qualità non sarà più un valore aggiunto, ma una condizione indispensabile.

D’accordo, e i prezzi?

Di solito la parola qualità va a braccetto con il prezzo. Più quest’ultimo è in linea con la qualità, più facilmente sarà in grado di soddisfare le aspettative dei nostri ospiti. Noi guide siamo soggette all’applicazione di un tariffario di mercato più o meno allineato da regione a regione. Di conseguenza, se il costo della prestazione di una guida viene ripartito su tutti i partecipanti, verrebbe da supporre che più il gruppo è piccolo, maggiore sarà il prezzo per persona. Al contrario più il gruppo è numeroso, minore sarà di conseguenza il costo a persona. Questo ragionamento, di solito, viene applicato sia nel caso in cui il nostro cliente sia un tour operator, una scuola o un’agenzia, sia nel caso in cui ci si rivolga direttamente al cliente finale, senza intermediazione.

Ma uscire da questa crisi avrà inevitabilmente delle conseguenze sul piano economico che incideranno conseguentemente sul nostro tariffario. Già adesso, ancor prima di sapere quando, ipoteticamente, questo periodo di emergenza finirà, molte “travel agencies” stanno giocando al ribasso, proponendo sconti e promozioni. Essendo la guida parte di una filiera di operatori che forniscono un servizio, inevitabilmente il prezzo più basso proposto dalle agenzie inciderà anche sul costo della prestazione.

E le guide che non si avvalgono di intermediazione?

Non tutte le guide scelgono di avvalersi di intermediari. Questo, però, non significa essere esenti dalle ripercussioni negative della crisi del mercato. Significa, piuttosto, poter contare su strategie diverse di promozione e comunicazione.

Quando finalmente potremo ricominciare ad uscire, si spera al più presto, tutti dovremo fare i conti con il portafoglio. Verrebbe da pensare che chiunque, una volta fuori dal tunnel della quarantena, abbia voglia di uscire, acquistare ogni cosa, andare dappertutto e abbracciare chiunque incontri. Questo, almeno, è quello che da settimane gli slogan continuano a ripeterci. Ma siamo sicuri che questo valga per tutti? Sicuramente no. Ci sarà chi vorrà andare a cena fuori, al cinema o a fare un’escursione, ma magari dovrà rinunciarci perchè, economicamente, non potrà più permetterselo. Una strategia applicabile quindi, potrebbe essere quella di puntare sul prezzo, magari proponendo attività diverse e complementari che si avvalgano di un sistema di sconti, riduzioni o gratuità in relazione ad alcuni parametri.

E la qualità? Abbassando l’asticella del prezzo, la qualità dovrà rimanere costante o dovrà subire anch’essa gli effetti del ribasso?

Personalmente – ma è solo un mio punto di vista – credo che la qualità resterà sempre il principale criterio di ricerca e di selezione, a prescindere dal prezzo. Bisognerà riuscire a ottimizzare la qualità in relazione ad un prezzo più basso, il che significa offrire lo stesso prodotto (nel nostro caso un’escursione, un trekking o una visita guidata), addirittura migliorato nelle sue componenti, permettendo alle persone interessate di poterlo acquistare con serenità, senza la fastidiosa sensazione di dover rinunciare a qualcosaltro. In che modo? Magari facendo durare le nostre escursioni meno tempo. Creiamo delle attività brevi (un’ora, ad esempio, nelle escursioni in città o in un museo) magari con più orari , in modo da raggiungere fasce di pubblico differenti. Magari da un’escursione di due ore possiamo crearne due complementari più brevi e collegate, in modo da stimolare la curiosità e la voglia di scoperta di chi sceglie di prendervi parte.

Insomma, prendendo in prestito le parole di Marcel Proust, il segreto di ogni prossimo viaggio di scoperta sarà non tanto muoversi oltre i confini che consentano di vedere “nuovi paesaggi”, ma far osservare gli stessi orizzonti con “nuovi occhi”.

Una nuova sfida, forse la più complessa, alla quale, però, non possiamo sottrarci!


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