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La leggenda del Convento e delle monache di Santa Caterina a Cagliari

Una leggenda dai risvolti misteriosi quella delle monache del Convento di Santa Caterina a Cagliari, che trae fondamento da un fatto realmente accaduto nel lontano 1747.

Cagliari possiede un’anima soave e ridente, ma nel contempo rivela un passato tenebroso e a tratti oscuro, frutto di secoli di storia difficile e controversa.

Sono tante le leggende a sfondo noir che ancora oggi si raccontano e che custodiscono segreti e misteri irrisolti. Molte di queste leggende, in passato raccontate dagli anziani e destinate probabilmente a perdersi, hanno trovato una nuova vita grazie al contributo di molti scrittori che le hanno raccolte nei loro libri. Tra questi Pierluigi Serra ha pubblicato Fantasmi a Cagliari e Cagliari esoterica, che permettono di ripercorrere la storia della città in un crescendo di avvenimenti ancora oggi oscuri che si legano ai principali eventi del passato cittadino, dal Medioevo ai giorni nostri.

Una tra queste leggende vede protagoniste le monache dell’ex Convento di Santa Caterina, che morirono tragicamente durante un crollo dell’edificio a causa di una violenta tempesta invernale.

L’area anticamente occupata dal convento è oggi sede dell’attuale complesso scolastico di Santa Caterina, che fu edificato ai primi del Novecento. Non tutti sanno che l’area compresa tra il Bastione di Santa Caterina, via Fossario e via Canelles fu teatro di una tragedia che si consumò il 27 Dicembre del 1747 e che coinvolse circa venti suore.

Si dice che, ancora oggi, nella notte in cui ricorre l’anniversario del tragico evento, una teoria di monache incappucciate percorra la via Fossario per poi perdersi nel buio della notte. Le anime erranti delle sfortunate consorelle che persero la vita nel crollo del convento sarebbero ancora in attesa di pace e qualcuno racconta di essersi imbattuto in questa macabra processione.

Il bastione e il convento di Santa Caterina

Via Fossario sorse nei primissimi anni del 1300 come ampliamento della cinta muraria del Castello, che vide, tra l’altro, l’edificazione delle tre torri pisane di San Pancrazio, del Leone e dell’Elefante, erette tra il 1305-7. La strada, che costeggiava la chiesa e conduceva direttamente al di fuori delle mura di cinta di Castello, era chiamata “Rua de Eglesya” ed era delimitata da alcune abitazioni private. Con il passaggio alla fase catalana della dominazione del colle, la via cominciò ad essere utilizzata come cimitero per le sepolture degli ecclesiastici, e poco tempo dopo vennero scavate delle fosse comuni utilizzate per gettare i corpi degli appestati ed evitare il propagarsi del contagio. Per questo motivo, tutta l’area a sud del Duomo fu chiamata con il termine catalano “fossar”. A metà del XVI secolo l’area di superficie subì alcune modifiche con la costruzione a sud del Duomo dei fabbricati del Seminario e del carcere ecclesiastico trasformato in prigione pubblica nel 1563 dopo il trasferimento del Tribunale dell’Inquisizione a Sassari.

Il fossario perse il suo ruolo di cimitero e il terreno attiguo alla Cattedrale divenne la sede del Seminario Arcivescovile o Seminario Tridentino, che fu poi trasferito in Piazza Palazzo dove si trova tutt’oggi.

Via Fossario vista dal Bastione di Santa Caterina

Nello stesso periodo, tra il 1530 e il 1532, in piena epoca spagnola e sotto la guida dell’imperatore Carlo V la via Fossario fu collegata al quartiere basso di Villanova mediante un bastione.

Su questo bastione, che prese il nome di Bastione di Santa Caterina, nel 1638 fu edificato l’omonimo monastero, che a sua volta sorgeva su un precedente impianto intitolato a Santa Maria degli Angeli. Sappiamo dal Canonico Spano che l’edificio arrivava fino allo strapiombo di via Fossario e che il convento avesse, quindi, una parte porticata. Nel 1641 poi, annessa al monastero, venne costruita anche una chiesa, che fu ugualmente intitolata alla santa.

Il bastione e la scuola di Santa Caterina visti dalla Terrazza Umberto I del Bastione di Saint Remy

Il crollo del Bastione e la tragedia

Non era usuale che fra le mura dei luoghi religiosi quali conventi e monasteri spesso si consumassero intrighi, vendette e momenti di lussuria. Come tutti i conventi, anche quello di Santa Caterina doveva essere un luogo sacro, scandito da preghiere e beneficenze. Tuttavia, a pochi anni dalla sua attività si trasformò in un luogo lascivo, caratterizzato da incontri furtivi tra alcune novizie e i giovani artigiani del quartiere di Villanova. Spesso le frequentazioni notturne del convento attraevano la curiosità di qualche monaca che si accorse immediatamente della situazione e tentò di scoraggiarla. Alla denuncia presso la Madre Superiora faceva seguito il ritorno all’ordine, ma inevitabilmente, dopo qualche tempo gli incontri clandestini riprendevano con più frequenza. Oltre ad essere sulla bocca di tutti, la gravità della situazione giunse ai piani alti e il clero cagliaritano si trovava a gestire il delicato compito di scoraggiare ogni atteggiamento lascivo e al tempo stesso evitare lo scandalo per le famiglie nobili che, oltre ad avere qualche figlia in convento, erano le vere benefattrici del convento.

La situazione peggiorò fino a sfuggire totalmente al controllo con l’omicidio di una monaca. Era il primo segnale che qualcosa, tra le mura del convento di santa Caterina, non andava affatto bene. Il decesso della monaca, ufficialmente avvenuto per cause ignote, venne attribuito ad un veleno somministratole da due novizie e da una consorella che erano state scoperte in atteggiamenti impuri tra le braccia di alcuni artigiani. Per evitare un’inchiesta, l’omicidio venne in parte coperto dal silenzio della madre superiora, desiderosa tra l’altro di non esporre le nobili famiglie di provenienza delle ragazze a uno scandalo di grosse proporzioni. Allo stesso modo i frutti degli amori clandestini delle novizie trovavano sempre la morte il giorno stesso del parto e venivano seppelliti in gran segreto nei sotterranei del convento.

Il culmine, tuttavia, fu raggiunto la notte del 27 dicembre 1747, quando un violento temporale, unito al forte vento di maestrale che soffiava su Cagliari, sembrò abbattersi proprio su quel versante del colle, staccando dalla roccia il chiostro e la cappella del convento, trascinandoli giù per il dirupo insieme ai corpi delle monache disperate.

I primi soccorsi, prestati al buio e sotto la pioggia, coinvolsero gli abitanti di Villanova, che si affannarono invano nel tentativo di salvare le suore. I giorni seguenti, invece, furono dedicati allo sgombero delle macerie dall’attuale area del terrapieno e alla ricostruzione dell’ala est del monastero, che però venne tenuta ad alcuni metri di distanza dallo strapiombo.

Il crollo, oltre ad uccidere ventidue suore, fece affiorare le sepolture dei neonati occultati sotto le fondamenta, dando così prova tangibile dei traffici notturni del convento. Ma l’orrore di quegli anni non fu l’ultimo. Nel 1907, con le opere di sistemazione della passeggiata di via Canelles fino al neo-costruito Bastione di Saint Remy e i lavori per realizzare la scuola di Santa Caterina, furono rinvenuti i cadaveri di decine e decine di monache sepolte dentro una fossa comune, e i corpi di due giovani fanciulle con la testa mozzata. Quali oscuri traffici si svolgevano dentro il convento, probabilmente con la complicità delle famiglie? Figlie illegittime affidate alle cure religiose, avvelenamenti, intrighi e attimi di lussuria sono ancora oggi avvolti nel mistero.

Una vicenda che ha dell’incredibile e che tutt’oggi, seppur tra la movida dei caffè e le passeggiate sulla terrazza del Bastione, continua ad essere una parte fondamentale della storia di questo luogo e conserva un’aura di mistero che ben si è mantenuta nonostante il trascorrere del tempo.

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Riferimenti Bibliografici

  • P. Serra, Cagliari Esoterica
  • G.L. Nonnis, Nuove Passeggiate Semiserie: Castello
  • G. Spano, Guida della città e dintorni di Cagliari

Per saperne di più

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