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“Mare e Sardegna” di D.H. Lawrence: una guida turistica d’altri tempi

Originario di Eastwood in Inghilterra, David Herbert Lawrence era uno scrittore molto chiacchierato quando approdò in Sardegna insieme alla moglie e compagna di viaggio Frieda nel gennaio del 1921. Di questo viaggio rimane un libro – “Mare e Sardegna” – che offre un interessante spaccato della vita e della società isolana di inizio XX secolo, e che può essere considerato a metà strada tra il diario di viaggio ed una vera e propria guida turistica.

Tra i tanti viaggiatori stranieri che hanno dedicato alla Sardegna le pagine dei loro diari, David Herbert Lawrence fu senz’altro uno tra i più attenti cronisti del Novecento. Nella sua opera “Mare e Sardegna” si leggono usanze, costumi, tradizioni e accurate descrizioni di luoghi e personaggi narrati in maniera poetica e affascinante, ma anche ironica e dissacrante. Molte delle sue citazioni sono diventate celebri e risultano ancora oggi autentiche e vere.

Come non essere orgogliosi della celebre frase “Questa terra non assomiglia a nessun altro luogo”?

David Herbert Lawrence e sua moglie Frieda.
David Herbert Lawrence e sua moglie Frieda.

David Herbert Lawrence, scrittore inglese originario di Eastwood, approdò in Sardegna insieme alla moglie e compagna di viaggio Frieda von Richtofen – che lui chiama “ape regina” – nel gennaio del 1921, dopo un breve soggiorno in Sicilia. All’epoca Lawrence era un personaggio molto discusso per il clamore suscitato da molti suoi romanzi, considerati quasi “erotici” poichè affrontavano tematiche amorose descritte in modo esplicito e provocante: “Figli e amanti”, “La ragazza perduta”, “Donne innamorate”, “L’arcobaleno” – tra i più celebri – furono pubblicati tra il 1913 e il 1920. Tra questi, “L’arcobaleno”, fu perfino censurato poichè considerato osceno. Ma la sensualità che caratterizzava la sua opera fu senz’altro la sua fortuna, permettendogli di viaggiare in tutto il mondo e raggiungere le località in cui i suoi romanzi venivano pubblicati: l’Italia, l’India, l’Australia, il Messico.

Il viaggiare, motivato da quell’ “assoluta necessità di muoversi” che costituisce l’incipit del libro, li portò a conoscere nuove genti e nuove culture, cogliendone talvolta somiglianze, altre volte profonde differenze.

Perchè la Sardegna?

Come Lawrence stesso spiega, la scelta ricadeva tra la Spagna e la Sardegna, ma quest’ultima lo incuriosì maggiormente perchè veniva descritta come selvaggia e indomita, al punto che “nè fenici, nè romani, nè greci nè arabi la conquistarono mai”.

In Sardegna i due trascorsero 9 giorni, percorrendo soprattutto l’interno, da Cagliari a Terranova – attuale Olbia -, passando per la Barbagia. Affrontarono viaggi lunghi, lenti, con tutte le problematiche di una terra ancora lontana dal concetto di accoglienza in chiave turistica.

Il soggiorno a Cagliari

Al loro arrivo a Cagliari, sorpresi da un freddo pungente e dal silenzio di una città quasi desolata, trovarono alloggio presso l’Hotel Scala di Ferro; alloggio pulito e curato che doveva aver avuto una storia, ma che dopo la guerra si stava adattando a qualche cambiamento. Di Cagliari lo incuriosirono tante cose, prima tra tutte le donne:

“Sono divertenti queste ragazze, donne e contadine: così vivaci e spavalde. Le loro schiene sono dritte come piccoli muri e le sopracciglia decise e ben disegnate. Stanno sul chi vive in modo divertente. Come uccelli vivaci e svegli, sfrecciano per le strade, e ti rendi conto che ti darebbero un colpo in testa con la stessa facilità con cui ti guarderebbero. La tenerezza, grazie al cielo, non sembra essere una qualità sarda. Queste donne devono badare a se stesse, tenere la schiena dritta e i pugni duri”.

Di Cagliari lo scrittore nota anche l’eleganza dei Caffè in via Roma, la ricchezza cromatica degli abiti, il via vai dei contadini con i loro muli in prossimità del porto, il Mercato Vecchio del Largo Carlo Felice, le ricche signore accompagnate da piccoli garzoni che, più tardi, Francesco Alziator e Cenza Thermes avrebbero chiamato “picciocus de crobi”.

Il Mercato vecchio, interno. Fonte: Sardegna Digital Library.

Questi ultimi, per la maggior parte orfani, si guadagnavano quel poco di cui avevano bisogno per vivere alla giornata accompagnando le ricche signore al mercato e portando loro la spesa su grosse ceste di paglia che reggevano sulla testa. Lawrence descrisse attentamente quella che sembrava essere una prassi consolidata e ne rimase colpito: i grossi canestri sapientemente portati dai ragazzini erano ricolmi di frutta, pane, polli e qualsiasi altro oggetto acquistato al mercato, ma loro non sembravano sentirne il peso o la fatica.

Picciocus de crobi o “i ragazzi con la cesta” in una foto dell’archivio di Sadegna Digital Library.

Raggiunta la casa, le ricche madame avrebbero dato loro qualche spicciolo come ricompensa dell’aiuto e i piccoli monelli ne sarebbero stati felici, trovando nella fatica la gratificazione per un lavoro che, per quanto duro ed umile, qualificava il loro ruolo in una società che faticosamente si inseriva nel XX secolo.

Colpisce ancora la descrizione che Lawrence dà del mercato, oggi scomparso ma ancora vivo nei ricordi degli anziani e nelle fotografie d’epoca. E fa sorridere il vivido racconto dell’Ape Regina che si aggira incredula tra bancarelle di frutta, uova, formaggi e pani che, oltre ad essere di grande varietà e qualità, venivano venduti a buon mercato, al punto da farle esclamare: “Oh! se non vivo a Cagliari, e non vengo a fare la mia spesa qui, morirò senza aver soddisfatto uno dei miei desideri”.


Il Mercato coperto del Largo Carlo Felice, chiamato “il Partenone di Cagliari”, distrutto negli anni Cinquanta ed oggi, in parte, inglobato nella facciata della Retoria di Sant’Agostino.

I viaggi nell’interno dell’isola, da Amanda’s a Terranova

Il breve soggiorno cagliaritano è preludio di un altro viaggio che li porterà a Mandas, poi Sorgono, Nuoro e infine Terranova, passando per Orosei. I viaggi verso l’interno, in treno e in corriera, sono estenuanti e poco confortevoli, ma sempre animati dalla vivacità degli abitanti che cambiano da paese a paese, come cambiano i costumi tradizionali. Le persone sono ospitali e gentili, talvolta rozze e maleducate. Anche il paesaggio intorno è mutevole: a tratti arido e arabeggiante, con palme e chiese simili a moschee e piccole case in terra cruda, a tratti aspro e selvaggio, fatto di boschi, colline e montagne che lasciano spazio a lande desolate.

E’ qui che Lawrence capisce che “la Sardegna è un’altra cosa” rispetto all’Italia: è “più ampia, molto più consueta, nient’affatto irregolare, ma che si perde in lontananza”. Qui domina lo spazio che si traduce in “distanze da viaggiare”, simili alla “libertà stessa”.

Del suo viaggio in Sardegna, Lawrence conservò il ricordo dolceamaro di una terra diversa, complessa da definire, affascinante e oscura al tempo stesso. E il suo diario di viaggio diventò un libro dal titolo “Sea and Sardinia” pubblicato nello stesso anno dall’editore americano Seltzer dopo il successo del “racconto a puntate” per un giornale.

Il suo ultimo romanzo, “L’amante di Lady Chatterley”, anch’esso sensuale ed esplicito, fu pubblicato nel 1928, due anni prima della sua morte, in versione censurata, per poi essere pubblicato in versione integrale solo nel 1960, risultando ancora oggi uno tra i più grandi capolavori della letteratura erotica.

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Riferimenti Bibliografici

D.H. Lawrence, Mare e Sardegna

F. Casula, Viaggiatori italiani e stranieri in Sardegna

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