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I Templari e la Sardegna

I Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis, passati alla storia con il nome di Cavalieri Templari, furono uno tra i primi e più noti ordini religiosi cavallereschi della Cristianità .

La nascita dell’ordine si colloca all’indomani della Prima Crociata indetta nel 1095 da Papa Urbano II con l’obiettivo di liberare Gerusalemme dagli infedeli. La Terrasanta – Gerusalemme in particolare – era stata da sempre meta di pellegrinaggio da parte dei cristiani provenienti da diverse parti d’Europa, e questi venivano spesso assaliti e depredati lungo il cammino. Così, per difendere i luoghi santi e le strade percorse dai cristiani pellegrini, nacquero diversi ordini religiosi in tutta Europa.

La Seconda Crociata di Luigi IX in una miniatura del XIV secolo.

Intorno al 1118-1119 un gruppo di 9 cavalieri francesi si costituirono in un esercito che, dalla Francia, partì alla volta di Gerusalemme. Questo piccolo gruppo di cavalieri prese il nome di Poveri compagni d’armi di Cristo, e proprio da questo nucleo, secondo la leggenda, nacque l’Ordine Templare, che venne ufficializzato solo nel 1128 da Papa Onorio II durante il Concilio di Troyes.

Fu San Bernardo di Chiaravalle a scrivere la Regola ufficiale dei Templari, prendendo come base quella dell’ordine cistercense. Nella sua opera “De laude novae militiae ad Milites Templi San Bernardo scrive: “il cavaliere, morendo vince per sé stesso, dando la morte vince per Cristo. Fin dalle origini, dunque, l’ordine ebbe il doppio ruolo di monaci e combattenti, ruolo che si mantenne stabile per tutta la sua durata. Se i monaci tradizionali avevano tre voti obbedienza, povertà  e castità i Cavalieri Templari ne avevano un quarto, cioè lo stare in armi. Secondo alcune leggende, tuttavia, i nove cavalieri avevano anche un altro scopo oltre a quello religioso, uno scopo che avrebbero sempre cercato di tenere nascosto alla Chiesa: trovare antiche reliquie ed impadronirsene.

Con il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, la fama dell’Ordine del Tempio crebbe rapidamente, e con essa aumentarono anche la sua potenza e ricchezza. Il re Baldovino II concesse ai Templari un’ala della moschea di Al-Aqsa, che sorgeva accanto a quello che era stato il Tempio di Salomone e i cavalieri cominciarono così a controllare le strade della Terrasanta e accrescere il numero dei seguaci, tanto da occupare tutta l’area dell’antica spianata del Tempio di Salomone. Fu a questo punto che il loro nome mutò in Poveri compagni d’armi e del Tempio di Salomone.

Di vitale importanza per i Templari fu la bolla Omne datum optimum del 1139, con cui papa Innocenzo II concesse all’Ordine la totale indipendenza, compreso l’esonero dal pagamento di tasse e gabelle. In più l’Ordine non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che al Papa, divenendo un organismo a parte con una posizione molto privilegiata. In pochi decenni, le ricchezze ottenute dai Cavalieri Templari furono immense e loro stessi furono bravi a gestirle: si occuparono di agricoltura ed investirono il denaro fungendo da tesoreria nei prestiti per conto di nobili e re, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell’epoca.

I Templari organizzarono la propria presenza in Asia ed Europa tramite diverse sedi: le Precettorie o Commende, le Mansioni e le Case fortezza o Capitanerie. Si ipotizza che, sul finire del XIII secolo,  i Templari possedessero migliaia di sedi distribuite capillarmente in tutta Europa e Medio Oriente. Anche l’organizzazione interna all’Ordine era ben definita. Si potevano distinguere tre tipologie di confratelli:

  • Maestro o gran maestro: l’autorità  suprema, eletta all’interno dell’Ordine stesso tra i cavalieri
  • Precettore: reggente della precettoria
  • Cavaliere, equipaggiati come cavalleria pesante, reclutati tra i nobili;
  • sergente, o scudiero, equipaggiati come cavalleria leggera, provenienti da classi sociali più umili dei cavalieri. La loro funzione era quella di accudire le armi;
  • cappellano, che erano ordinati sacerdoti e curavano le esigenze spirituali dell’Ordine.

Vari gradi di responsabilità di comando e amministrazione erano poi attribuiti ai Commendatari, ai Siniscalchi, ai Marescialli, ai Gonfalonieri ecc.

Croce patente incisa in una lastra ritrovata nel chiostro di San Domenico a Cagliari.

In quest’organizzazione efficiente e capillare, che ruolo aveva la Sardegna?

La presenza templare in Sardegna è stata a lungo oggetto di discussione tra gli studiosi. Fino a qualche tempo fa si riteneva che l’organizzazione giudicale avesse ostacolato l’ingresso e la diffusione dell’Ordine, ma oggi questa tesi risulta oltremodo superata. Non solo esistono numerose fonti documentarie – seppur frammentarie – a supporto della presenza templare in Sardegna, ma esistono anche diversi edifici la cui intitolazione o iconografia sembrerebbero rimandare direttamente ai Templari. Numerosi, poi, sono anche i simboli o le iscrizioni lapidee legati all’Ordine, tra cui la croce patente, l’asino con le dita, la rosa e il beaucent.

Tra i più autorevoli studiosi Massimo Rassu, Massimo Falchi, Gianfranco Pirodda, Maria Cristina Cannas si sono a lungo cimentati nel definire in modo univoco la vicenda dei Templari in Sardegna. Alcune delle loro ricerche, pur partendo da presupposti analoghi, hanno portato ad esiti e teorie molto diverse, rendendo ancora più affascinante e misteriosa la storia di quest’ordine militare e del suo rapporto con la Sardegna.

Un contributo fondamentale nella ricerca è stato offerto dall’analisi di alcune fonti documentarie, tra cui i cosiddetti condaghi, veri e propri registri amministrativi di chiese o comunità  religiose in uso fra il X ed il XIII secolo in cui comparivano inventari e annotazioni, atti notarili e giudiziari, e dai quali conosciamo alcuni tra gli insediamenti templari in Sardegna.

Albero deradicato, in una lastra rinvenuta nel complesso di San Domenico a Cagliari

Particolare interesse riveste il condaghe del giudice Barisone II di Torres che elencava le donazioni fatte a favore dell’Ospedale di San Leonardo di Bosove nel 1190. Alcuni dei nomi riportati in questo documento sembrano chiaramente ricondurre all’Ordine del Tempio: si leggono, ad esempio, denominazioni come Iohanne dessu Templu, donnu Furatu Solina, prebiteru dessu Templu.

Probabilmente la penetrazione templare in Sardegna avvenne inizialmente attraverso il Giudicato di Torres, grazie all’amicizia tra il Giudice Gonario II e Bernardo di Chiaravalle, fondatore della regola cistercense poi adottata dall’Ordine del Tempio. I due si erano conosciuti in Terrasanta in occasione della Seconda Crociata, e forse non fu un caso se, nel 1154, Gonario decise di diventare monaco cistercense e lasciare in eredità il suo regno ai figli. Potrebbe trattarsi di una curiosa coincidenza, oppure testimoniare l’influenza che San Bernardo di Chiaravalle ebbe nella vita del giudice turritano.

Quasi contemporaneamente i Templari presenti in Catalogna penetrarono nel Giudicato d’Arborea, attraverso il matrimonio tra il giudice Barisone I e la giovane Agalbursa di Bas, imparentata con la famiglia dei Torroja, che vanta diversi cavalieri con cariche prestigiose all’interno dell’Ordine, tra cui quella di Gran Maestro. Tra l’altro, l’unione tra il ramo catalano dei Bas con il ramo dei Serra diede origine alla nobile casata dei Bas-Serra, di cui fece parte la nota giudicessa Eleonora d’Arborea. Grazie alla casata dei Bas, dunque, il giudicato arborense entrava a far parte della sfera d’influenza politica e religiosa di Barcellona e del Principato di Catalogna, dove i Templari avevano dominio incontrastato e ricchezze enormi. Nel 1192, inoltre, nel Giudicato d’Arborea era presente tale Raimondo de Gurp, nominato nel 1201 gran maestro in Catalogna, e suo fratello Raimondo de Torroja negli anni 1224-28 governava il giudicato per conto di Mariano di Torres.

Oltre ai condaghi, sono importantissime le missive e le bolle papali.

Una tra le prime è datata 17 Ottobre 1200 e firmata da Papa Innocenzo III, il quale incarica i Templari di trasmettere il censo dovuto dai sardi alla Santa Sede, circostanza che induce a ritenere che a quell’epoca i frati del Tempio fossero già  adeguatamente installati in Sardegna

Una tra le più importanti è la bolla Fratribus Militiae Templi per Sardiniam constitutis”, emanata da papa Innocenzo IV nel 1249. Con questo documento, tra l’altro, il papa nominava legato pontificio per la Sardegna Ubaldo Visconti, raccomandando ai Templari di fornirgli tutto l’aiuto necessario nell’espletamento dell’incarico.

Inoltre, nel 1255, tre anni prima della storica distruzione del Giudicato di Cagliari da parte dei Pisani (1258), i Cistercensi, i Templari e gli Ospitalieri di San Giovanni presenti in Sardegna furono esentati dal versamento di contributi per il castello di Girapala – oggi scomparso – nei pressi di Paulilatino.

Ancora, nel 1257 Papa Alessandro IV scrisse ai responsabili dei cavalieri Ospitalieri e Templari che si trovavano in Sardegna affinchè entrassero in possesso di Santa Igia capitale del Giudicato di Cagliari e facessero uscire i Genovesi che la difendevano e i Pisani, che la combattevano.

Ma non solo. In seguito alla caduta dell’ultimo stato crociato, nel 1291, papa Nicola IV consultò, tra gli altri, gli arcivescovi di Cagliari e Arborea per conoscere il loro parere sul progetto di fusione degli Ordini del Tempio e di S.Giovanni di Gerusalemme. Questo indica due cose: che la Sardegna non era estranea alle vicende europee e ne era anzi pienamente coinvolta; che i Templari erano un ordine molto ben radicato nell’isola.

Croci e iscrizioni nell’interno della chiesa di Santa Maria della Mercede a Norbello.

Anche le testimonianze monumentali, seppur presenti in tutta l’isola, sono molto poche. Tra queste la Chiesa di Santa Maria di Bonarcado, la chiesa di Santa Maria della Mercede a Norbello, considerate di proprietà  dei Templari, i quali, si ipotizza, finanziarono la loro costruzione o almeno i successivi primi restauri.Qui sono presenti incisioni, rilievi e pitture parietali che riportano croci patenti, scene di cavalieri ed altri simboli presumibilmente riferibili all’Ordine Templare. Altri simboli si trovano nella chiesa di Santa Maria di Uta, nel complesso monumentale della chiesa di Santa Maria di Cea nell’agro di Banari, nella basilica di San Gavino di Porto Torres e nella chiesa di San Pancrazio di Sedini. Inoltre due lastre riferibili al XIII secolo si trovano nel chiostro di San Domenico a Cagliari.

Chiesa di San Pancrazio di Sedini, considerata una tra le più enigmatiche dell’isola. Fonte: Sardegna Turismo

La chiesa di San Pancrazio ha sempre attratto l’interesse degli studiosi per tutta una serie di “stranezze” e ambiguitá  relative non solo alla sua posizione – ricavata su un’altura visibile dai tornanti della strada provinciale – ma soprattutto alla particolarità  costruttiva e all’apparato iconografico. Il fatto che la struttura sia sprovvista di abside ha indotto spesso a ipotizzare che si trattasse non di una chiesa – in cui questa struttura è sempre presente in quanto funzionale al culto – ma di una fortezza, a sua volta parte di una struttura complessa che comprendeva vari edifici. Lo si vede dalla presenza di alcuni monconi di archi e altre strutture di raccordo, tutt’ora presenti su un fianco dell’edificio. Altri elementi decisamente ambigui sono la presenza di un camino all’interno della struttura e la forma delle aperture, molto più simili a delle feritoie di un castello che a delle monofore di una chiesa medievale. Tra i simboli, invece, ricorrono l’alfa e l’omega e alcune incisioni a forma di “sandalo del pellegrino”.

Una testimonianza fondamentale è, inoltre, la chiesa di San Leonardo a Santulussurgiu, unica, tra le chiese sarde, ad essere inserita nella “Guida dell’Italia dei Templari” (peraltro in copertina). Nel XII secolo l’intero complesso formato da un ospedale e un oratorio era affidato con tutta probabilità a monaci benedettini o cistercensi, cui subentrarono gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che fecero del primitivo stanziamento una fiorente precettoria, con annesse vaste e ricche proprietà  nei dintorni. Molti studiosi ipotizzano che gli Ospitalieri abbiano ereditato la proprietà  a seguito dello scioglimento dell’Ordine Templare ed abbiano provveduto all’ampliamento della struttura. Oggi rimane solo un piccolo edificio di culto e la struttura dei “muristenes”, forse parte dell’antico ospedale, che è sotto la responsabilità  dei Cavalieri di Malta.

Chiesa di San Leonardo a Santu Lussurgiu.

Ma come si concluse la vicenda templare in Sardegna?

Sappiamo che nel 1307 il papa Clemente V, forse soggiogato dalla prepotenza del re di Francia Filippo IV detto “il Bello” che intendeva liberarsi dell’Ordine dei Cavalieri Templari, istruì un processo durato sette anni che si concluse – com’è noto – con la condanna al rogo sulla Senna di Jacques de Molay e Goffredo Charnay. Durante questi sette anni, come sappiamo dal ritrovamento nel 2001 della Pergamena di Chinon negli Archivi Vaticani, la posizione della Chiesa cambiò. Fu proprio il papa Clemente V a ritrattare la sua posizione e concedere l’assoluzione sacramentale ai Cavalieri.

L’eco di questa situazione arrivò anche in Sardegna e, per ordine del pontefice, il vescovo di Arborea, Oddone Sala, ricevette il mandato di inquisire i Templari che risiedevano nelle diocesi di Arborea, Cagliari e Torres. Allo stesso tempo, il delicato incarico di amministrare i beni confiscati ai Templari fu assegnato, non a caso, al vescovo di Bosa, Nicolò.

L’opera di demonizzazione contro i Templari intrapresa dalla Chiesa ebbe conseguenze diverse in tutt’Europa, non sempre giungendo al tragico epilogo che i Cavalieri incontrarono in Francia. Ma quel che è certo èche dopo lo scioglimento dell’Ordine nel 1312, in tutt’Europa si assistette progressivamente ad una vera e propria “damnatio memoriae” che cancellò definitivamente o parzialmente le tracce della presenza templare.


Riferimenti bibliografici

  • Massimo Rassu, Nuove ipotesi sui Templari in Sardegna
  • Massimo Rassu, Templari, crociate, giudicati ed ordini monastico-cavallereschi nella Sardegna Medievale
  • Massimo Rassu, Templari, cavalieri, architetture nella Sardegna Medievale
  • Roberto Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna
  • Maria Cristina Cannas, Elisabetta Borghi, Nel segno della croce: le pitture murali della chiesa di Santa Maria della Mercede a Norbello
  • Sergio Sammarco, La chiesa di Santa Maria di Norbello (Oristano): un probabile possedimento templare nel Giudicato d’Arborea

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